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Nei giorni dal 5 al 7
di aprile 2002, il Nucleo di Protezione Civile della nostra Sezione ha
preso parte all'annuale esercitazione triveneta. La manifestazione indetta
a rotazione tra le sezioni appartenenti al terzo raggruppamento si è
svolta nei comuni del Coneglianese. La componente veneziana contava ben
venti alpini ai quali è stato affidato il compito di ripristinare un
strada collinare in località Collabrigo.
Raggiunto San Fior, nei pressi di Conegliano, nel pomeriggio
del Venerdì si notava l’ordinato completarsi degli spazi del campo base
riservati alle diverse sezioni del Terzo Raggruppamento, anche Venezia
ha immediatamente iniziato a montare la tenda sezionale che durante
la notte ha ospitato gli alpini e parte delle attrezzature.
La serata è trascorsa tra riunioni organizzative, cena
frugale a base di pane e salame ed il solito bicchiere di vino. Non sono
mancati né la pioggia (la prima, dopo settimane di siccità) né il
vento, una perfetta ed inattesa scenografia che ha più di qualcuno ha
fatto sussurrare un <ma chi me l’ha fatto fare?>. Ma si sa…
all’alpino piace brontolare e non dispera certo al primo inconveniente.
Suona il Silenzio e
ora di infilarsi nei sacchi a pelo, si mettono in atto gli ultimi
tentativi per far dormire i motoseghisti
(russatori nel gergo della protezione civile alpina) acclamati
all’addiaccio, ma alla fine la lotta si limita a cercare il sonno prima
dell’overture.
La mattina del Sabato (orario 06:00) gli altoparlanti del
campo diffondono le note di tromba della Sveglia,
eh si… un bel salto indietro nel tempo; la luce mattutina permette di
comprendere chiaramente le dimensioni del campo, centinaia di tende,
automezzi, l'unità sanitaria con il compito di pronto soccorso, il CCIO
(centro coordinamento interventi operativi) della Sede Nazionale, e poi il
centro operativo, con funzioni anche di ufficio informazioni e il centro
radio collegato con le unità mobili dislocate nei vari cantieri.
Ma bisogna far presto. Colazione, alzabandiera, alpini
dappertutto (circa 2000), come direbbe Paolo Monelli: naja. E proprio questa la sensazione, un po’ di confusione in più,
e di uniformità in meno, ma l’aria che si respira, a dire il vero
particolarmente fresca, è quella dei bei tempi passati ai reparti. Questa
volta la divisa è arancione, ma la penna nera è l’entusiasmo sono
sempre gli stessi.
(Orario 07:00) si parte per i cantieri di intervento. La
carraia è attraversata da un’interminabile schiera di mezzi che,
ordinati per cantiere, si immettono nella statale controllata dai
volontari di protezione civile dei Carabinieri e dai nostri movieri.
Il tutto sotto l’occhio vigile e paterno del Gen. Gorza coordinatore
della protezione civile del terzo raggruppamento alpino affabile, un po’
basso di statura, ma con un vocione che non richiede amplificazioni
elettriche, saluta, si accerta che tutto sia a posto. È in questo fluire
che si coglie la dimensione dell’esercitazione che dopo alcuni minuti si
è diluito nei ventiquattro cantieri sparsi in diciassette comuni. E
bastava girare per il territorio del coneglianese per vederlo punteggiato
di tute arancioni all’opera lungo corsi d’acqua, rupi boscose,
stradine e sentieri.
Oltre al lavoro nei cantieri si svolgono le cosiddette prove
tecniche. Sono state predisposte evacuazioni di scuole con la
collaborazione di insegnanti e allievi simulando quelle situazioni di
emergenza che richiedono il rapido sgombero di edifici affollati. Lungo
le gravi del Piave è stata simulata la ricerca di persone con l’impiego
di unità cinofile riproponendo in chiave aggiornata il binomio
alpino–animale dove la simbiosi con il cane sostituisce, pur con qualche
rimpianto, quella con il mulo. Non sono mancate prove di antincendio
boschivo. Presso il municipio di Conegliano, tra la curiosità e
l’interesse dei passanti, esperti alpinisti e unità sanitaria della
Protezione Civile ANA hanno dato vita ad una spettacolare simulazione di
evacuazione feriti che ha previsto l’allestimento di una teleferica in
grado di far scendere a terra da una finestra dell’edificio persone
interessate da varie tipologie di traumatismi. Ancora in città,
un’altra squadra di alpinisti, si è impegnata nel taglio ed asporto di
vegetazione dalla cima del campanile di San Rocco.
Si sa! L’alpino sa sempre abbinare lavoro e piacere. Così,
a metà giornata (orario 12:00), i diversi gruppi della Sezione di
Conegliano hanno ospitano per il pranzo i volontari. E, naturalmente, il
cibo è risultato “ottimo e abbondante”, ma questa volta non si tratta
di un’espressione convenzionale. (Orario 13:00) si ritorna al lavoro
c’è ancora molto da fare. Verso sera, i cantieri chiudono ad orario
18:00, prima del rientro al campo base, si ripassa dai gruppi c’è chi
approfitta per uno spuntino, poi il consueto scambio di gagliardetti ed
una bevuta di saluto.
Ammainabandiera (orario 19:00), cena e, per chi non è troppo
stanco, l’esibizione ristoratrice del Coro “BAJ” composto dagli ex
coristi della Brigata Alpina Julia, voci di boce,
che pur provando in situazioni estemporanee e con formazioni variabili ed
allo stesso effimere, riescono a evocare le più autentiche e fresche
emozioni dei nostri cori.
Suona il Silenzio,
ma per dormire è ancora presto, c’è voglia di discutere, di darsi da
fare di consolidare l’esperienza di questa esercitazione di protezione
civile, di guardare avanti. Alla fine si ritorna alle tende.
La Sveglia finalmente ci libera dalla scomodità dei sacchi a
pelo. Il tempo di levare le tende, di partecipare alla Messa, poi si parte
verso Conegliano per la sfilata nel centro cittadino.
Si ritorna al campo, gli spiedi hanno dimensioni gigantesche:
è il nostro pranzo. Ancora un bicchiere, gli ultimi saluti e si ritorna a
casa con la voglia di rincontrarsi.
Dopo tre giorni trascorsi nel più totale spirito alpino si
ritorna alla proprie occupazioni quotidiane e, come dopo ogni congedo,
monta la nostalgia. Ma non è forse questa la biada che ci nutre e ci
sprona a darci da fare?
Cipriano Bortolato
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